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Evento speciale

POST TV - LO-FI FOR THE EYES
Nuovi percorsi video nell’era della YouTube Generation
a cura di Lorenzo Gigotti e Valerio Mattioli

giovedì 4 novembre – h 22.30
c/o Teatro Studio – Auditorium Parco della Musica, Roma


Nell’ultimo biennio una nuova generazione di artisti statunitensi ed europei ha coniato un inedito linguaggio visivo che, pur attraverso il massivo utilizzo delle nuove tecnologie, è al tempo stesso riflessione sul passato, manipolazione del concetto di memoria, e meditazione sugli aspetti totemico-misterici di un’era (le decadi ‘80 e ‘90) percepita come origine e principio dell’odierna società informazionale.

Le radici del movimento affondano nella pioneristica opera di collettivi come Forcefield e Paper Rad, che negli USA di inizi 2000 riscoprirono il valore formale della bassa fedeltà (lo-fi), qui condita di citazioni pop e mai sopita attitudine “off”.
Come i loro fratelli maggiori, i nuovi rappresentanti dell’estetica lo-fi sono espressione di un underground che non si limita al solo linguaggio video, ma che ama flirtare con media e contesti diversi: musica, visual arts, manufatti do-it-yourself e performance. Di questo sottobosco, gli artisti raccolti in “Post TV – Lo-Fi for the Eyes” rappresentano la più recente e vitale incarnazione.  Assieme, formano uno dei network più dinamici e influenti degli ultimi anni: dalle loro mani sono usciti dischi, nastri autoprodotti, pubblicazioni artigianali, installazioni, e addirittura capi di vestiario. Ma è soprattutto nei film, nei  videoclip non convenzionali, e in una collezione infinita di short video dai contenuti stranianti che irrompe al meglio l’idea di “bassa fedeltà per gli occhi”, per una miscela che combina arte, suoni, archivi TV, e soprattutto internet.

In effetti, da esponenti autentici dell’odierna YouTube Generation, gli artisti di “Post TV – Lo-Fi for the Eyes” investono la Rete (social newtorks, siti web) di molteplici ruoli: la stessa grana dell’immagine on line, coi suoi pixel sgraziati e i suoi glitch involontari, da errore si trasforma in vera e propria cifra estetica, come a sottolineare e amplificare il concetto di bassa fedeltà; il world wide web è poi il mezzo privilegiato per la diffusione e la condivisione dei propri materiali, che acquisiscono in questo modo un carattere marcatamente “comunitario”; infine, la Rete è interpretata come immenso serbatoio di esperienze presenti e passate, una sorta di infinito archivio da cui pescare contenuti, suggestioni e ispirazioni.

L’utilizzo non casuale di vocaboli e immaginari presi a prestito dal recente passato, gioca a sua volta sul filo di un’ambigua nostalgia indotta. Gli anni ’80 e ’90 diventano ere mitologiche da indagare con sguardo a metà tra archeologia e allucinazione onirica: a differenza del tipico pastiche postmoderno,  i recuperi, le citazioni e gli ammiccamenti non si risolvono “a freddo”, ma tramite abbagli apparentemente spontanei, come provenienti da un’atavica memoria condivisa.

Il mezzo video, nel suo porsi in quel territorio che sta tra la TV (il passato) e l’esperienza informatizzata (il presente) diventa di conseguenza contenitore sospeso tra forme contrastanti, così da confondere ulteriormente le acque: quella che sembra videoarte è in realtà un videoclip per musiche strane; quello che sembra un vecchio spot turistico è in realtà un finto commercial psichedelico. Ma soprattutto, il lavoro ipotizzato dagli artisti di “Post TV – Lo-fi for the Eyes” invita a ripensare una percezione dell’immagine in movimento che da domestica diventa orizzontale, nebulosa e indistinta: da espressione di un contenitore generalista e massificato, ecco che questa si trasforma in veicolo che – grazie alle moderne tecnologie – può partire da chiunque per arrivare potenzialmente in ogni luogo, in una sorta di zapping globale che è anche affermazione di libera creatività.

A uscirne è un flusso che, attraverso il dispositivo digitale, lega mondi visivi alle volte inconciliabili – found footage allucinogeno, cult cinematografici, sigle televisive e filmati amatoriali – ma anche forme di fruizione che possono andare dalla visione su monitor al grande schermo. La stessa versatilità delle tecnologie con cui vengono prodotte le opere in questione, si traduce in un’adattabilità dei materiali ai più disparati contesti ricettivi. Ed è una malleabilità che riverbera in forme spesso istintive e irrazionali, frutto di un’appropriazione libera di strumenti sia nuovi che obsoleti,  per una volta affrancati da ogni tipo d’imposizione tecnica, stilistica o produttiva.


Di questo percorso, che negli anni ha assunto i connotati di una vera e propria scena, “Post TV – Lo-Fi for the Eyes” presenta per la prima volta in Italia i nomi più significativi.
Gli artisti:


Cadeo (Italia)

Duo di provenienza geografica indefinita, ma con base a Cologno Monzese nel fatato Palazzo dei Cigni, i Cadeo sono un progetto audiovisivo nato come esplorazione smaliziata e incantata dell’immaginario televisivo italiano degli anni Ottanta. Il loro è un mosaico di citazioni prese a prestito dall’universo della TV privata degli esordi e dalla cultura della “Milano da bere”, qui intrappolate in una vecchia VHS impolverata e restituite sotto forma di incubi in loop, o meglio ancora di perversi omaggi al tempo stesso spastici e sfasati. Per la videolabel AAVV, hanno pubblicato il dvd-concept Coloratissimo Megabazar.




Cosmotropia de Xam (Germania)

Enigmatica figura affiliata al movimento “Witch House” (una specie di dance music dell’oltretomba), il tedesco Cosmotropia de Xam è autore di video che precipitano di colpo nell’horror, conditi di simbolismi ermetici e oscuri segnali iniziatici ma come annegati in una mistura avariata, stupefatta, stravolta. Al suo immaginario visivo si è rivolta un’intera scena ispirata ai sogni ipnagogici, ai TV color e alle più eteree fantasticherie al confine tra la notte e il giorno.


Kevin DiTrapano (USA)

Il newyorchese Kevin DiTrapano è una delle due menti dietro a IMSOSORRYDAD, progetto che abbraccia arte, musica e video ideato nella “quarta dimensione” assieme al collega Zak Mering. La coppia ha pubblicato fanzine, dischi, nastri e libri dal retrogusto ironico e alterato, ed è responsabile dei filmati che accompagnano le uscite discografiche di artisti come Yoga, Raw Thrills e James Ferraro. L’estetica che emerge dai loro video è inscrivibile nel filone ipnagogico americano, con inevitabili ammiccamenti alla galassia weird-noise: una deriva patologicamente kitsch e al tempo stesso tossica che fa pensare ad un viaggio, solo sognato, tra panorami desertificati abitati da palme e cartelloni pubblicitari, qualcosa come un miraggio covato nella memoria a suon di Miami Vice, Mad Max e Magnum P.I. 

James Ferraro (USA)

James Ferraro è con tutta probabilità la figura più amata, discussa e controversa dell’intero underground americano di ultima generazione. Come musicista, è stato assieme a Spencer Clark responsabile della sigla The Skaters, per poi intraprendere una carriera solista che si è espressa attraverso una pletora infinita di alias e pseudonimi (Acid Eagle, D.M.T., Demon Channels, Liquid Metal, Newage Panther Mistique…) fino ad approdare a una formula talmente influente dall’aver battezzato un intero movimento: è principalmente a lui che si deve quel fenomeno che il critico inglese David Keenan ha ribattezzato hypnagogic pop, una specie di new age corrotta e catapultata in una landa di nessuno solo polvere e sporcizia. Ferraro ama definirsi un “virtual atmospherist”, e nei suoi lavori visivi rivive quella patina sognante e drogata che trasforma i vecchi feticci della società consumistica americana in autentici totem capaci di svelare dimensioni altre.
Forcefield (USA)

Forcefield, un collettivo di artisti formatosi a Providence (Rhode Island) nel lontano 1996, ha creato un vero e proprio manifesto estetico che comprende musica, performance, installazioni, materiali tessili, produzioni stampate e video. I loro filmati agiscono simultaneamente su più livelli, con una sensibilità che oscilla tra assoluta serietà e una sublime forma di ironia. Il collettivo si sofferma sugli usi e gli abusi della tecnologia, utilizzando vecchi processori di segnali analogici e obsoleti dispositivi elettronici, enfatizzando così il concetto di forme e formati in “bassa fedeltà”. Forcefield ha costruito negli anni una conflittuale e decadente simbologia che collassa nel neoprimitivismo come nel futurismo, all’interno di una visione che potrebbe essere manipolata dai detriti di un futuro postnucelare, proprio mentre questo si rifà al recente passato e al presente postindustriale.
Il collettivo Forcefield è attualmente in vacanza nel Triangolo delle Bermuda.

Todd Ledford (USA)

Da Brooklyn, fondatore della Olde English Spelling Bee (probabilmente la più importante label del nuovo underground statunitense), Todd Ledford è sempre stato interessato agli aspetti più astratti ed evasivi della cosiddetta avanguardia indipendente. Con la sua etichetta, ha lanciato la tendenza di accompagnare a ogni nuova uscita discografica un video girato da alcuni dei più significativi videoartist della scena “outsider”, di fatto codificando un linguaggio a cui molti dei protagonisti di “Post TV – Lo-fi for the Eyes” fanno riferimento. 



Daniel Lopatin (USA)

Daniel Lopatin è la stella riconosciuta di quella nuova sensibilità che sposa infatuazione per tecnologie desuete, appropriazione dei vecchi linguaggi analogici, e riflessione sul concetto di nostalgia. Come musicista è titolare del progetto Oneohtrix Point Never, sigla responsabile di una serie di album al confine tra elettronica cosmica e inquietanti squarci noise/new age. Come artista video, ha pubblicato nel 2009 il dvd Memory Vague, interamente costruito su campioni di vecchi spot e filmati commerciali anni ’80, recuperati da YouTube e rielaborati con un semplice Windows Movie Maker. L’uscita del dvd ha avuto un impatto incalcolabile sulle nuove leve underground, inaugurando di fatto una tendenza che al giorno d’oggi conta decine di emuli e fiancheggiatori. 

Michele Manfellotto (Italia)

Michele Manfellotto è uno scrittore e un artista. La sua sensibilità creativa è un magma di complesse composizioni: schizzi colorati su carta, forme di scrittura innovativa ed una recente produzione audio-video. Una parte del suo lavoro video nasce dalla collaborazione con Estasy, progetto musicale performativo dalle reminiscenze 70s, fatto di echi occulti e misterici, ed è diffusa sul suo canale YouTube knowingwhoyouare. Dalle live performance, agli scenari naturali o urbani il video diventa per Michele Manfellotto lo strumento congeniale nel quale indirizzare un sentire corrotto tra nostalgia e contemplazione. I suoi video, abitati da ricordi personali e memorie collettive ma anche da azioni rielaborate, si trasformano in un’obliqua ma consapevole riflessione sulla realtà e su un tempo che è appena passato.

Megazord (USA)

Il giovanissimo Christian Oldham (classe 1992) è un artista che esiste in Rete come Megazord, sorta di brand onnicomprensivo che spazia dal design alla musica e soprattutto ai video. Nel suo immaginario distorto, rivive un’era mitica per videotape sgranati e tv still virati fluo, bellezze, capelli al vento e hi-tech preistorico, kodachrome da campeggio e primitive animazioni 3-d. Alle sue visioni si sono affidati tra gli altri artisti come Daniel Lopatin, Stellar Om Source e Games.

Paper Rad (USA)

Il collettivo formato da Ben Jones e Jacob e Jessica Ciocci, è ormai un’istituzione della scena artistica anni 2000. Dalla fine degli anni ’90 fino ad oggi, il trio ha spaziato dalla web art alla musica, dai cartoni animati al fumetto, dall’installazione alla performance. Autodefinitisi “figli di hippies cresciuti a TV” sono autori di un’estetica originale e riconoscibilissima, un po’ psichedelia anni ’60 un po’ cartoon anni ’80, come a sottolineare il collasso tra due immaginari – quello utopico dell’allucinazione sixties, e quello edonistico e innocente dell’infanzia televisiva – che in Paper Rad diventano sgargiante quadro pop-lisergico, caricatura grezza di segni e suoni, dalle apparenze sporche ma glaciali, puerili ma dissociate.

Daniel Swan (Inghilterra)

Dal quartiere di Brixton in Londra, Daniel Swan è tra i giovani rappresentanti della nuova arte indipendente inglese, una scena all’interno della quale si è segnalato col cortometraggio Lux Laze, mirabolante fantasia ispirata ai viaggi nel tempo, alla cartografia, e alle strutture brutaliste delle vecchie avanguardie architettoniche, e girata interamente in VHS. La sua è una extravaganza di confine che si ispira alla vecchia sci-fi di serie B, come alla tecnologia consumer destinata alla rapida obsolescenza della pattumiera dei ricordi.

Sunset Television (USA)

Sunset Television nasce come comedy show sperimentale per mano di cinque videomaker newyorchesi. Costruito come un autentico palinsesto TV in miniatura, lo show alterna contenuti originali a spezzoni d’archivio e footage abbandonati, ed è arrivato al momento al quinto episodio. Il sesto, previsto per il 2011, sarà un vero e proprio film.  



Takeshi Murata (USA)

Takeshi Murata è nato a Chicago ed è diplomato alla Rhode Island School of Design in Film/Video/Animazione. Presto divenuto tra i protagonisti della nuova scena artistica maturata nell'East Cost statunitense, le sue elaborazioni hanno completamente ridisegnato il concetto di animazione video. I suoi setting di colori, forme e pattern mutabili di rorschachiana memoria, si sono spinti ai confini di una neo psichedelia rimodellata in ambito digitale. Taksehi Murata è considerato uno dei precursori di quella metodologia video, chiamata "datamoshing" (una forma di errore che scaturisce dai frame video nelle compressioni digitali), caratterizzata dalla corruzione del motivo figurativo della sorgente video (sia questo un film, un videogame o un cartoon). Questi errori, volutamente ricercati, creano veri e propri scenari astratti, sbavature magmatiche di caos variopinto, in cui la forma originaria, a sprazzi riconoscibile, affronta la sua stessa degenerazione, conducendo a reazioni ora sublimi e subito dopo angoscianti.

TV Carnage (Canada)

Dal 1996, TV Carnage restituisce il meglio e il peggio delle public access television nordamericane sotto forma di megablob psichedelico contenente tonnellate di bizzarrie catodiche del periodo ‘80/’90, debitamente montate e assemblate in modo da assomigliare a un indigesto mash-up del genere pop-spazzatura. Nei sei dvd finora pubblicati, TV Carnage ha fatto del cosiddetto found footage una scienza, mettendo in fila spezzoni sparsi di canali e trasmissioni vecchie e nuove, per restituirli in un delirio di taglia&cuci più rintronante di qualsiasi bad trip, tanto da fare pensare alla TV americana come a un Magical Mystery Tour trasferito dalle parti di Twin Peaks.


Luke Wyatt (USA)

Luke Wyatt è tra i fondatori di TeamFILO, collettivo autroproclamatosi “lifestyle-interventionist organization”, e il suo lavoro riflette sulle falle e i buchi neri del progresso lineare. Nei suoi filmati, a essere celebrati sono soprattutto i resti e detriti della civiltà tecnologica, e con essi un intero immaginario che sa di “nostalgia per un futuro passato” o, per dirla con le parole di David Keenan, di “ricordo del ricordo”. Wyatt si è segnalato per il lavoro svolto sui dance shows in salsa black della TV americana dei primi ’80, e per i filmati prestati a musicisti quali Oneohtrix Point Never, Matrix Metals e Autre Ne Veut.  

Alivia Zivich (USA)

Figura centrale dell’underground statunitense di estrazione noise, Alivia Zivich è responsabile di una lunga serie di lavori video al tempo stesso radicali ed estatici, disturbanti e psichedelici. Erede della videoarte storica qui reinterpretata sotto le mentite spoglie del lo-fi, la Zivich colleziona esperimenti visivi costruiti sul cut up e concepiti come colonna audio per le performance dei Demons, storico progetto del duo Nate Young/Steve Kenney devoto a un’elettronica ronzante per sintetizzatori modulari e vecchie macchine analogiche. Alivia Zivich è infine fondatrice del marchio AA, per il quale vedono la luce dischi, pubblicazioni e stampe sempre al confine tra lo sperimentale e il punk.